31 marzo 2016

Siamo Tournati - Le Torte Salate & l'MTChallenge in Tour



La più pazza, scatenata e divertente Food Blogger Community del web presenta




 da oggi ufficialmente in tutte le librerie d'Italia

ed in tour itinerante attraverso l'intero stivale




MTChallenge - la sfida che è stata definita
"il gioco più divertente del web" e "una scuola di cucina senza maestri"


casa editrice Gribaudo - Gruppo Feltrinelli
parte del ricavato a sostegno di Piazza dei Mestieri 



il 6 aprile alle ore 18 anche a Verona - stay tuned





‪#‎tortaatortour‬


Milano Giovedì 31/3
ore 18,30 - Libreria Mondadori Megastore - via Marghera 28 

interviene Fernanda Roggero

Torino Lunedì 4/4
ore 18.30 - Piazza dei Mestieri - via Jacopo Durandi 13 (1° piano)

Genova Martedì 5/4
ore 18 - La Feltrinelli Libri e Musica - Via Ceccardi 16r

interviene Sergio Rossi 

Verona Mercoledì 6/4
ore 18 - La Feltrinelli Libri e Musica - via Quattro Spade 2 

interviene Stefania Berlasso

Padova Giovedì 7/4
ore 18 - La Feltrinelli Librerie - via S.Francesco 7 

interviene Antonino Padovese 

Firenze Venerdì 8/4
ore 21.00 - La Feltrinelli RED - piazza Repubblica 26

interviene Raffaella Galamini

Bologna Martedì 12/4
ore 19 - Librerie Coop Eataly -  via Orefici 19

interviene Gino Fabbri

Parma Mercoledì 13/4
ore 1- 8 La Feltrinelli Libri e Musica - Via Farini 17 

interviene Arianna Gandolfi

Roma Giovedì 14/4
ore 18 - La Feltrinelli Librerie - Via Orlando 78/81 

interviene Eleonora Cozzella

Napoli Venerdì 15/4
ore 18 - La Feltrinelli Librerie - P.zza Dei Martiri, 23 

interviene Luciano Pignataro

Catania Sabato 16/4
ore 18 - La Feltrinelli Librerie - Via Etnea, 285 

interviene Andrea Graziano


30 marzo 2016

Crostini Toscani


Si celebra oggi, per il Calendario del Cibo Italiano, la Giornata Nazionale dei Crostini, con ambasciatrice Ottavia, che ce ne parla ampiamente nel suo articolo di presentazione sul sito Aifb.

Quando si parla di crostini, esce prepotentemente la parte toscana che c'è in me, e l'unico, vero crostino a cui è riservato il posto d'onore sulla nostra tavola, è quello di fegatini di pollo.
Proprio una classica ricetta toscana, di cui ogni famiglia vanta la propria.
Personalmente seguo le orme della mia cugina fiorentina, servendoli caldi e con il pane abbrustolito (che l'Artusi diceva di bagnare nel brodo, prima di farcirlo con il paté).
Unica variante: la mela grattugiata in cottura, che smorza il sapore amarotico dei fegatini, me l'aveva consigliato un cuoco di Saturnia anni fa.
La mia nonna aggiungeva anche una manciata di capperi, usava il pane fresco e li serviva freddi.
Noi ce li gustiamo spesso, e non c'è riunione famigliare e/o amichevole che non siano nel menu.



crostini toscani


Ingredienti:

400 g di fegatini di pollo
una cipolla piccola
un bicchiere di vin santo o vino bianco
olio extravergine di oliva
una noce di burro
mezza mela Golden, sbucciata e grattugiata
brodo vegetale o di carne
un paio di acciughe sotto sale
succo di limone
sale
pane toscano cotto a legna


Lavare bene i fegatini ed eliminare accuratamente la vescica col fiele.
In una padella imbiondire la cipolla tagliata finemente con un giro di olio e una noce di burro, aggiungere i fegatini ben sgocciolati e tagliuzzati grossolanamente e far insaporire. Unire poi anche la mela. 
Sfumare con il vino e portare a cottura, semicoperto, per circa 20/30 minuti, allungando con mezzo mestolo di brodo se necessario. 
Tritare  finemente il composto con la mezzaluna e riscaldarlo nuovamente, facendolo asciugare se fosse troppo liquido, oppure allungandolo con un paio di cucchiai di brodo se fosse troppo denso.
Fuori dal fuoco aggiungere le acciughe e farle sciogliere bene, poi il succo di limone: assaggiare e bilanciare i sapori. Aggiustare di sale e pepe solo alla fine perchè spesso non è necessario.
Servire subito su fettine di pane appena tostati.

20 marzo 2016

Ricordo di una Torino golosa nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia


Si conclude oggi la Settimana dell'Unità d'Italia per il Calendario del Cibo Italiano di cui ci ha parlato ampiamente Giulia nel suo articolo di presentazione sul sito Aifb.



L'anniversario dell'Unità d'Italia viene fatto coincidere con il 17 marzo, data che richiama la proclamazione del Regno d'Italia (17 marzo 1861). L'anniversario è stato solennemente festeggiato nel 1911 (50 anni), nel 1961 (100 anni) e nel 2011 (150 anni).
L'anniversario dell'unità d'Italia ricorda la promulgazione della legge n. 4671 del Regno di Sardegna con la quale, il 17 marzo 1861, in seguito alla seduta del 14 marzo dello stesso anno della Camera dei deputati nella quale fu approvato il progetto di legge del Senato del 26 febbraio 1861, Vittorio Emanuele II proclamò ufficialmente la nascita del Regno d'Italia, assumendone il titolo di re per sé e per i suoi successori (da wikipedia).

Proprio nella primavera del 2011 sono ritornata a Torino per una visita golosa, ed ho trovato una città diversa da come l'avevo conosciuta molti anni prima: certo, vestita a festa per le solenni celebrazioni del 150° anniversario, e quindi più affascinante ed elegante, ma sicuramente ancora fiera ed orgogliosa del suo trascorso, che si riflette continuamente nell'architettura e nell'urbanistica del suo centro. Quasi un tuffo nel passato.


Maggio, un sabato italiano quasi estivo, un sole caldo avvolgente, Freccia Bianca e Freccia Rossa che sfrecciano allegre ed in orario (e sorprendentemente in offerta a metà prezzo!) sui lunghi binari  fino a Porta Nuova, dove ad attendermi sorridente c'è lei. Mi aspetta un giro turistico goloso attraverso la sua Torino, premio finale per aver partecipato al concorso  "Verrine in rete" organizzato dalla De Agostini.

 


E' una lunga passeggiata per il centro di Torino, ora più agibile e  comoda  con le nuove strade  pedonabili, che conoscevo poco e sempre di passaggio veloce. Mi ha dato  l'impressione di una città di altri tempi, regale e fascinosa, come se all'improvviso si potesse sentire lo scampanellio vivace di carrozze chiedere il passaggio, e  vedere scendere dalle loro predelline eleganti dame fasciate in raffinati abiti, con l'ombrellino parasole in una mano e l'altra tesa verso baldi giovani in livrea per un aiuto nella discesa.


finestre tricolori


I palazzi sono maestosi, le strade larghe che convergono in piazze immense: un tripudio di tricolori ad ogni finestra, turisti ordinati e poco caciaroni, quasi comparse ben educate legate a questa immagine ottocentesca. In piazza san Carlo una fanfara a cavallo celebrava a note squillanti sicuramente un evento legato a questo anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia.


piazza san carlo


Nomi di vie, piazze e monumenti sono ancora un pochino sconosciuti a me (a parte il Museo Egizio e Palazzo Carignano)  ricordarli tutti dopo una rapida occhiata in un vorticoso guarda qui, guarda là è quasi impossibile, ma Wiki è sempre in aiuto, e dà una spiegazione abbastanza esauriente sugli aspetti più importanti della città, quarto comune italiano per densità di popolazione e primo con più verde pubblico per abitante, considerata uno dei maggiori centri universitari, culturali, turistici e scientifici: è la capitale italiana dell'industria dell'automobile, nonché importante centro dell'editoria, delle telecomunicazioni, del cinema, della pubblicità, del design, dello sport (è stata sede nel 2006 dei XX Giochi olimpici invernali) e dell'enogastronomia.


una libreria cioccolatosa tricolore


Prima tappa d'obbligo la Cioccolateria Gobino, dove abbiamo fatto sosta per goderci un caratteristico bicierin, e ammirare gli scaffali pieni di leccornie (mi sono portata a casa una favolosa crema gianduja, dono di Sandra) anche in edizione tricolore. Da ammirare in vetrina la ganache extra bitter mignon e il giandujottino mignon.

il bicierin da gobino
il bicierin


bollicine italiane e francesi


Aperitivo rinforzato all'enoteca Bordò, comodamente sedute in un delizioso angolo con balconcino  sulla Basilica del Corpus Domini , con bollicine sfarzose e rinfrescanti ,italiane per Sandra e francesi per me, accompagnate da panzanella, crema di zolfini e sformatino alle zucchine.



Ancora una passeggiata, scoprendo cortili nascosti  con le tipiche case di ringhiera, locali modaioli come lo Sfashion Cafè o l'Arcadia di Piero Chiambretti, ammirando le vetrine, invece, di luoghi cult e storici, come il Caffè Mulassano, degustando con gli occhi e il naso i profumi e i sapori della gastronomia artigianale Sapori, con i tricolori nelle vesti più luminose ed ingegnose che ci accompagnano sempre in ogni piazza ed in ogni dove.




il po


Anche un piccolo giretto in tram, lungo la Via Po, per ammirare alla fine il grande fiume che abbraccia la  città, e la basilica della Grande madre di Dio al di là del ponte Vittorio Emanuele I, che riprende lo stile del Pantheon romano.


il po



ingresso scannabue


Ritornando sui nostri passi è arrivata l'ora di pranzare, non a caso qualche brontolio di stomaco inizia a farsi sentire. La scelta di Sandra cade sullo Scannabue, delizioso ristorantino a due passi dalla Stazione e dal centro, con una terrazza esterna ombreggiata, quello che ci vuole in questa calda giornata. Cucina piemontese ma di spirito giovane ed attuale, per Sandra solo una tartare di tonno in compagnia di alici marinate ed insalata di asparagi, per me tonno di coniglio e spatola al forno con pomodorini e melanzane (ottima!). Non c'è spazio per il dessert :-), scivoliamo di comune accordo su un tonificante caffè shakerato!



C'è tempo per un piccolo giretto ancora, siamo nelle vicinanze della stazione, ma non mancano i palazzi decorati,  negozietti e  piccoli empori di magrebini si affacciano su queste viuzze tranquille (e resisto alla voglia di comprami le  tajine monoporzione, ma porto a casa un barattolo di halva alle nocciole, chissà se piacerà!),  la Torrefazione Samambaia offre il caratteristico Amaro del Conte di Cavour, purtroppo il negozio di tessuti carini preferito di Sandra è chiuso, ma l'enoteca Rosso Rubino merita una visita, all'interno bottiglie per tutti i gusti e tutti i prezzi, in ordine anche su insolite rastrelliere.

luci in ferro battuto


Ben presto è' l'ora che volge al desìo, ci dobbiamo salutare, presto la mia Freccia mi riporterà a casa sana e salva (nonostante il quasi improvviso sciopero che mette in ginocchio, però, tanti passeggeri più sfortunati), ho nell'anima e nella digi ricordi golosi e cari, Torino è  una città meravigliosa e sicuramente da approfondire, Sandra è stata una guida e consigliera inarrestabile e super efficiente; un unico rammarico, credo per entrambe, la rinuncia di Giulia, finalista con me, a questa mini gita fuori porta.

con sandra
Grazie Sandra!


Nel 2007 è stato prodotto “SURFIN’ TORINO” di Chiara Pacilli e Davide Di Leo, che racconta la trasformazione di Torino da città industriale a città creativa e culturale negli ultimi trent’anni, con la partecipazione di Luciana Littizzetto, John Elkann, Davide Ferrario, gli Africa Unite, i Mau Mau, Ugo Nespolo, Cristina T.


16 marzo 2016

Pizza alla Napoletana di Pellegrino Artusi


Il Calendario del Cibo Italiano oggi celebra la Giornata Nazionale dedicata a Pellegrino Artusi, e ce ne parla ampiamente Maria Grazia Naccarato nel suo articolo di presentazione sul sito Aifb.

Fino al XIX secolo si usava il termine pizza per le torte, quasi sempre dolci, le schiacciate e le focacce.

Lo stesso Artusi non ne viene a meno e nel suo famoso ricettario La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene del 1891, riporta tre ricette col nome di pizza, di cui una addirittura chiamata pizza alla napoletana, ma si tratta di tre ricette dolci: la pizza a libretti, una sfoglia di pasta all’uovo, ripiegata più volte e fritta, la pizza alla napoletana e la pizza gravida, due crostate farcite alla crema.

Ho provato a fare la sua Pizza alla Napoletana, e siamo stati tutti concordi con l’affermazione a fine ricetta dell’autore: A me sembra che questo riesca un dolce di gusto squisito.

 

609. - PIZZA ALLA NAPOLETANA dell’Artusi



pizza alla napoletana artusi



Pasta frolla metà della ricetta A del n. 589, oppure l'intera ricetta B dello stesso numero *.

Ricotta, grammi 150. Mandorle dolci con tre amare, grammi 70. Zucchero, grammi 50. Farina, grammi 20. Uova, n. 1 e un rosso. Odore di scorza di limone o di vainiglia. Latte, mezzo bicchiere.


Fate una crema col latte, collo zucchero, colla farina, con l'uovo intero sopraindicato e quando è cotta ed ancor bollente aggiungete il rosso e datele l'odore. Unite quindi alla crema la ricotta e le mandorle sbucciate e pestate fini. Mescolate il tutto e riempite con questo composto la pasta frolla disposta a guisa di torta, e cioè fra due sfoglie della medesima ornata di sopra e dorata col rosso d'uovo. S'intende già che dev'essere cotta in forno, servita fredda e spolverizzata di zucchero a velo.

A me sembra che questo riesca un dolce di gusto squisito.



pizza alla napoletana artusi


* ricetta B
Farina, grammi 250.
Burro, grammi125.
Zucchero bianco, grammi 110.
Uova intere, N. 1 e un torlo.







15 marzo 2016

Una cenetta armena per l'Abbecedario Culinario Mondiale


Penultima tappa dell'Abbecedario Culinario Mondiale con Cristina che ci ha accolti in Armenia, da dove sono già ripartiti per l'ultimo paese in lista da visitare. Io sono in ritardo (come al solito) e arriverò all'imbarco tutta trafelata, m felice per aver portato qualche stuzzichino da condividere.

La primavera scorsa, mentre ero ospite dalla mia cugina fiorentina preferita, ho conosciuto un'intera famiglia francese (o meglio, ho conosciuto le tre figlie, babbo e mamma già li avevo incontrati ad Aix-en-Provence) di origini armene. Una sera hanno voluto deliziarci con una cena preparata tutta da loro: hanno lavorato tutti insieme nella grande cucina di Anna, con una super organizzazione a 10 mani.
Qualche scatto rubato col cellulare per non disturbarli troppo, così impegnati con impasti e ripieni profumati, e qualche chiacchiera di sottofondo che spiegava il rituale familiare di queste preparazioni. La nonna paterna, trainatrice d'eccellenza, ancora adesso dirige il lavoro di figli e nipoti, perchè non ci si siede solo a tavola tutti insieme per godere del pranzo, ma si collabora nella preparazione di ogni cosa. Neanche a dirlo, la mano più operosa, veloce e precisa è proprio la sua!

E per una gita fuoriporta in Armenia godiamoci questa bella storia fotografica di Oleh Slobodeniuk.



taboulé-caviale di melanzana-involtini di melanzana e noci



Taboulé
Insalata di bulgur con prezzemolo e pomodorini


bulgur - pomodorini - cipollina - prezzemolo fresco - olio extravergine di oliva - sale/pepe

Si inizia mettendo a bagno il bulgur con il doppio del suo volume in acqua a temperatura ambiente e lo si lascia in ammollo per almeno 4/5 ore. Nel frattempo si tagliano i pomodorini a cubetti, recuperando il loro sugo, e si uniscono alla cipolla tagliata a fettine sottili in una ciotola. 
Si scola bene il bulgur e lo si unisce alle verdure e al prezzemolo tagliato grossolanamente a coltello. Si condisce con sale, pepe, un bel giro di olio e succo di limone e si lascia riposare in frigo fino al momento del servizio.


Caviale di melanzana


melanzana - olio extravergine di oliva - aglio - menta/prezzemolo/basilico - sale/pepe 

Cuocere la melanzana in forno a 160/170° su una teglia rivestita di carta forno per circa un'ora. 
Prelevare la polpa (se fosse ancora acquosa lasciarla scolare qualche minuto in un colino a maglie strette premendola con la forchetta) e tritarla in un mixer con aglio, olio e qualche foglia di aromatica preferita.
Trasferire in una ciotola, condire con succo di limone e aggiustare di sale e pepe.



Involtini di melanzana

melanzana - ricotta - noci - olio extravergine di oliva - sale/pepe

Tagliare le melanzane a fette ed arrostirle su una griglia. Condirle con olio, sale e pepe. 
Tritare grossolanamente le noci a coltello ed unirle alla ricotta. Farcire ogni fetta di melanzana con il composto ed arrotolarla.



antipasti misti




Beurek
Panzerotti alla feta

beurek



 Ingredienti:

250 di farina 0
100 ml di acqua a temperatura ambiente
3/4 cucchiai di olio extravergine di oliva
un briciolo di lievito di birra o secco per torte salate
formaggio feta
prezzemolo tritato
sale/pepe


Sciogliere il briciolo di lievito nell'acqua, aggiungere l'olio e la farina ed iniziare ad impastare, aggiungendo anche mezzo cucchiaino di sale. Lavorare l'impasto finchè ben omogeneo, poi metterlo a riposare in una ciotola coperto per un'oretta.  
Nel frattempo preparare il ripieno amalgamando bene la feta con il prezzemolo ed aggiustando di sale e pepe.
Riprendere la pasta dopo il riposo, stenderla molto sottile (per praticità se ne può fare metà alla volta) e con un coppapasta rotondo ritagliare tanti dischi. Farcire ogni disco con un cucchiaino colmo di feta condita, ripiegare a mezzaluna e sigillare il bordo tondo con i rebbi di una forchetta (se non si sigilla bene il ripieno potrebbe uscire in cottura).
Disporre i panzerotti su una teglia rivestita di carta forno, pennellarli con uovo sbattuto e cuocere a 160/170° fino a doratura completa (circa 20 minuti).

Si possono preparare anche con pasta fillo, andranno sempre pennellati con l'uovo prima di infornare, cuocendo i panzerotti a 200/210° per circa 10/15 minuti.

In entrambi i casi si possono anche friggre in olio di arachide bollente fino a doratura.

14 marzo 2016

Canederli tricolore per il Calendario del Cibo Italiano


Inizia oggi la Settimana dell'Unità d'Italia per il Calendario del Cibo Italiano: ce ne parla ampiamente Giulia nel suo articolo, raccontando come anche attraverso il cibo ci possa essere un legame trainante che percorra un  paese così diverso e vario seguendo la curva del suo stivale, dalle Alpi a (quasi) le Piramidi, parafrasando un celebre sonetto.

Si può partecipare fino alla mezzanotte di domenica 20 marzo, pubblicando una ricetta sul proprio blog (seguendo le regole del Calendario del Cibo) e linkandola poi nei commenti all'articolo di presentazione sul sito Aifb.

Per l'occasione ho voluto proporre i canederli tricolore che avevo condiviso un paio di anni fa quando fui invitata ad una serata di Doppio Fuoco a Siena: un piatto povero, nato in Trentino Alto Adige come riciclo del pane avanzato, dove ogni famiglia e ogni locanda conserva la propria ricetta, che varia di poco e si adatta a quello che in cucina avanza.
Può cambiare un aroma, una verdura per dare colore, un salume o un formaggio usato nel composto, l'intingolo col quale è servito, ma la base resta lo gnocco di pane, prevalentemente di forma tonda, di grandezza media.
Così quelli bianchi classici profumano di cipolla e speck, quelli verdi raccolgono nell'impasto del cavolo nero ripassato in padella (basta usare gli spinaci, così sfruttati e spesso, purtroppo, che non san di nulla), quelli rossi si tingono di porpora brillante grazie alla barbabietola.

Il tricolore è pronto: lo stivale parte da una ricetta nordista, che incontra nel suo percorso un cavolo toscano, fa l'occhiolino ad un pecorino sardo, cedendo poi alle estreme lusinghe sudiste di un caciocavallo silano.



canederli tricolore


Per 6 persone:

canederli

300 g di panini raffermi bianchi (anche un paio di giorni) senza crosta
3 uova
250 ml di latte fresco
120 g di barbabietole rosse già cotte
200 g di cavolo nero
80 g di speck
un paio di cipolle dorate
50 g di farina 0
sale/pepe
prezzemolo, facoltativo
olio extravergine di oliva
sale grosso


fonduta di formaggio

300 ml di latte fresco
100 g di parmigiano
100 g di pecorino sardo e/o caciocavallo silano




canederli tricolore



Tagliare il pane a cubetti molto piccoli (oppure tritarlo grossolanamente in un mixer), metterlo in una ciotola capiente e bagnarlo con il latte tiepido. Lasciare che il latte inzuppi bene il pane, eventualmente rigirarlo e schiacciarlo con una forchetta. 
Quindi sbattere bene le uova in una ciotolina e aggiungerle al pane inzuppando, amalgamandole bene. Lasciare riposare il composto coperto mentre si preparano le verdure.

Cavolo nero: togliere la costa centrale dalle foglie di cavolo e sbollentarle qualche minuto in acqua leggermente salata. Scolare bene, strizzando la verdura con le mani o aiutandosi con un mestolo di legno in modo da eliminare l'acqua in eccesso.  
Tritare mezza cipolla finemente, soffriggerla in un goccio di olio, stufarla con un pochino di acqua e aggiungere poi il cavolo tagliuzzato a coltello. Salare e rosolare qualche minuto. Trasferire su un piatto e lasciare intiepidire.

Barbabietola rossa: se necessario togliere con un pelapatate la parte esterna delle rape, grattugiarle poi con la parte grossa di una grattugia quadrata. Tritare mezza cipolla finemente, soffriggerla in un goccio di olio, stufarla con un pochino di acqua e aggiungere poi la rapa grattugiata; salare e rosolare a fuoco medio finché l'acqua in eccesso si asciuga. Trasferire su un piatto e lasciare intiepidire.

Cipolla: tritare finemente mezza cipolla, soffriggerla in un goccio di olio, stufarla con un pochino di acqua e aggiungere poi lo speck tritato a coltello. Lasciare insaporire qualche minuto, quindi trasferire su un piatto e lasciare intiepidire.

Dividere il composto di pane in tre parti, una leggermente più grande, alla quale andrà aggiunta la cipolla stufata con lo speck e del prezzemolo tritato, se piace. Ad un'altra parte andrà aggiunto il cavolo nero e alla terza la barbabietola rossa. Salare e pepare ogni composto secondo necessità.
Lavorare poi ogni composto separatamente, amalgamando bene gli ingredienti, aggiungendo uno o due cucchiai di farina ad ogni composto. 
Formare poi gli gnocchi singolarmente, passarli leggermente nella farina e sistemarli su un vassoio.
Portare a bollore tre diverse pentole di acqua (una per ogni colore di canederli, in cottura i verdi e i rossi potrebbero perdere colore), salare l'acqua e versare gli gnocchi di pane separatamente.
Nel frattempo preparare la fonduta: scaldare il latte fin quasi a bollore, aggiungere i formaggi e sciogliere bene con una frusta. Per ottener una fonduta più cremosa si può frullare il composto con un minipimer, ed eventualmente aggiungere qualche cucchiaio di panna fresca. Mantenere al caldo finché i canederli cuociono. Deve risultare una fonduta abbastanza liquida, non troppo sostenuta perché gli gnocchi di pane facilmente la assorbono poi.
Una volta che vengono a galla, lasciare cuocere i canederli ancora 5/8 minuti.
Scolarli separatamente con un ragno ed impiattare, servendo uno per colore per ogni piatto su uno strato di fonduta.
Se si preferisce servirli in una pirofila unica, versare tre quarti della fonduta nella pirofila, aggiungere i canederli (quelli rossi per ultimi) e ricoprire con la fonduta restante.







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