30 gennaio 2009

La posta della Olga


"Obama ha brindato anche col torbolìn dell'oste Oreste?"

«C’è un sacco di gente che si fa pubblicità a ufo sfruttando l’elezione di Obama» scrive la Olga. «Il ragionier Dolimàn, in una conferenza al volo tenuta al baretto davanti alle sole gemelle zitelle Alda e Elda Strapuntìn perché tutti gli altri avventori, meno il mio Gino che era a casa ad aiutarmi a fare le frìtole, non avevano che òci, e réce, per la Beresina che lucidava con indolente malizia le stecche del biliardo indugiando sulla ponta (insomma dava spettacolo), il ragionier Dolimàn, dicevo, ha elencato tutti i vini italiani, in gran parte veneti, con cui Obama, secondo quanto riportato dai nostri giornali, avrebbe brindato e pranzato sia il giorno della vittoria elettorale che quello dell’insediamento alla Casa Bianca, sostenendo che, se fosse andata veramente così, il presidente, nell’una e nell’altra occasione, avrebbe preso una ciùca tale che i suoi discorsi ufficiali, compreso il giuramento, dovrebbero essere ripetuti in regime di sobrietà per essere credibili».
«Dunque Obama avrebbe brindato col prosecco di un produttore di Legnago, col prosecco di una cantina di Gambellara, con lo spumante di Valdobbiadene e con lo spumante di verdicchio di un’azienda marchigiana. Avrebbe poi pasteggiato con due vini rossi della stessa azienda vicentina che ha fornito il prosecco, col chianti di Rufina, col nipozzano dei marchesi de’ Frescobaldi e con un rosso piemontese. Inoltre avrebbe bevuto un’acqua minerale veneta, avrebbe calzato scarpe dell’artigiano di Novara Andrea Stefanelli (fotografato su quasi tutti i giornali) e avrebbe mangiato risi e bisi, bìgoli con le sardèle e baccalà alla vicentina cucinati dal cuoco italo-americano Tony Mantuano e alla fine avrebbe esclamato "Ostia come go magnà ben e beùo meio!". Insomma se sei quello che mangi e bevi, come dice una pubblicità televisiva, Obama è dei nostri».
«Poi però il ragionier Dolimàn ha saputo dall’amico Ermes detto Cicàgo, che i vini che beve Obama sono scelti dal capo del Wine Market Council e che sono tutti rigorosamente americani perché il presidente degli Stati Uniti el sarìa proprio un mona, coi tempi che core, a farghe publicità ai vini (e ànca alle aque) foresti. Ci aveva provato, ma lo abbiamo saputo solo adesso, anche l’oste Oreste, spedendo alla Casa Bianca una damigiana de Torbolìn Gran Riserva 1998 con le bollicine ma nessun giornale ha scritto che Obama ci ha brindato e lo stesso Oreste non si era mai fatto illusioni in merito anche se gli era parso di aver visto in tivù la damigiana in un cantòn dello studio ovale».
di Silvino Gonzato, dall'Arena del 27.01.2009

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